CRETA, IN PUNTA DI PENNELLO 

L’arte fa rinascere Lakkos, storico quartiere degradato. Il progetto è di un australiano, che ha conquistato il cuore degli abitanti

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Una divinità, rosa e azzurra. Nuvole. Tigri, musicisti, fiori. Delfini, piante, donne con gatti. E ancora: farfalle, gialli elettrici, azzurri paradisiaci. Per descrivere il filo narrativo che collega i murales del suo quartiere, l’artista Mathew Halpin usa una sola parola: «Libertà».  A metà mattina suonano alla sua porta di casa, una signora di passaggio gli chiede una sigaretta. Al minimarket della zona basta fare il suo nome e arriva una bibita in regalo. Al caffè il barista spilla un birra senza chiedere denaro e brinda in suo nome. «Esistiamo grazie a lui», dice. L’assessore al turismo di Heraklion lo celebra: «Mathew è un eroe». Lui si sminuisce. «Faccio solo il mio lavoro». Ovvero: l’artista visuale. Ed è proprio per lavoro che negli ultimi cinque anni ha fatto un esperimento: trasformare l’ex quartiere a luci rosse di Heraklion, Lakkos, nel più grande progetto artistico di Creta.

Mescola pennellate e riscatto sociale il Lakkos Project, punto di incontro tra l’arte e la rivoluzione urbanistica che dall’isola di Creta vuole valicare i confini. Un centinaio gli artisti da tutto il mondo che hanno portato la loro arte nel capoluogo, ancor di più i murales con cui hanno lasciato il segno su muri scrostati, spesso di palazzi crollati. A raccontare come tutto è nato, a Mathew quasi viene da sorridere: «Con una bomba carta in un minimarket». Proprio così. Un’esplosione a Lakkos, con tanto di incendio. E’ l’inverno del 2015, il negozietto del bengalese Alì viene distrutto. «Bisognava assolutamente fare qualcosa per aiutare il quartiere», dice Mathew, che ha 49 anni e vive a Creta dal 2009 dopo una vita divisa tra la sua Sidney, in Australia, e Tallin, in Estonia. «Ma era necessario coinvolgere gli abitanti di tutta la città: per loro Lakkos era un caso disperato». Da fine Ottocento il piccolo quartiere a sudovest del centro di Heraklion è infatti simbolo del sesso a pagamento, si racconta addirittura che un tempo le prostitute musulmane stessero a sinistra delle stradine e quelle cristiane a destra. Negli ultimi cinquant’anni Lakkos ha poi maturato ogni tipo di degrado, sino ad arrivare alla situazione dei primi anni Duemila: metà delle case disabitate, molte crollate, altre ancora occupate da delinquenti, senzatetto, nomadi. Il contorno è un mondo di spazzatura, spacciatori, cani randagi, siringhe.

Silsil Ism, pittrice giapponese di Osaka

Silsil Ism, pittrice giapponese di Osaka

Poi, un giorno della primavera 2016, spunta un murales. La firma è di Mathew Halpin, che riproduce una fotografia di musicisti cretesi nella piazzetta dove pochi mesi prima era nato un caffè. Passano le settimane, nuovi disegni spuntano un po’ ovunque, alcuni arredi urbani vengono ritinteggiati. Grazie a un proprietario che mette a disposizione gratuitamente la sua abitazione da tempo vuota, al civico 27 di via Romanou Mathew fonda una comunità di artisti: nasce il Lakkos Project. «Il meccanismo è semplice», spiega Mathew. «Ogni artista può venire a Creta e soggiornare nella residenza per quanto vuole, in cambio di una donazione che verrà utilizzata per finanziare il progetto». Iscrivendosi sul sito lakkosartistsresidency.weebly.com, da allora sono passati per Lakkos ospiti da Australia, Canada, Usa, Corea del Sud, India, Germania, Francia, Regno Unito, Italia. 

Mathew Halpin nella sede del Lakkos Project

Mathew Halpin nella sede del Lakkos Project

La maggior parte di loro dipinge i murales nelle strade del quartiere, altri invece si dedicano alla propria arte, che si tratti di scrittura, musica o ballo poco importa. Altri ancora danno una mano agli abitanti della zona a restaurare i muri dei palazzi o gli arredi urbani devastati dall’incuria. Insomma: «Ognuno è libero di fare come preferisce». A comprare le vernici di pittura sono gli abitanti stessi di Heraklion, curiosi di vedere se questa sia davvero la volta buona per risollevare le sorti di quel sobborgo così trascurato. Dovendo fare i conti con uno Stato centrale in piena crisi l’amministrazione comunale non finanzia il progetto, ma sin dall’inizio sostiene l’idea senza esitazione. «Mathew è riuscito in un’impresa, trascinarsi dietro una popolazione spesso diffidente verso le autorità», spiega l’assessore al Turismo a Heraklion, il milanese Gian Andrea Garancini. «In pochissimi anni Lakkos è cambiato, si è rivitalizzato. Ora è un quartiere dove si può passeggiare, inserito nei tour turistici pubblici e privati della città. Stanno addirittura aprendo dei negozi». Uno di questi è il Lab 35 di Vikela street, a 350 metri dalla centralissima Lions Square. A metà pomeriggio Manos Petrodaskalakis, artigiano di 40 anni, intaglia i ciondoli in legno e accoglie i visitatori con un sorriso. «Solo tre anni fa sarebbe stato impensabile avere un negozio qui, non sarebbe mai passato nessuno se non in cerca di droga. Ora invece è diverso. E sono sicuro che qualcun altro presto seguirà la mia strada».

A parlare con i protagonisti della rinascita di Lakkos  l’entusiasmo è tanto, ma arrivare a questo punto non è stato semplice. Soprattutto nei primi tempi il Lakkos Project ha dovuto fare i conti con i detrattori e vandali: c’è chi riteneva ridicolo che una persona nata a 15mila chilometri di distanza cercasse di risolvere con l’arte un problema d’incuria durato un secolo; chi, protagonista del malaffare, non gradiva l’attenzione sociale e mediatica su una terra di nessuno; e chi tutt’ora non apprezza il processo di gentrificazione, ovvero il miglioramento di un quartiere popolare con il conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.

Il minimarket di Alì

Il minimarket di Alì

Le polemiche non sono mai sfociate nella violenza fisica, ma intanto Mathew e il suo gruppo di artisti hanno dovuto fare i conti con diverse intimidazioni: alcuni murales sono stati cancellati, altri distrutti oppure deturpati da scritte firmate con il simbolo dell’anarchia o di gruppi ultrà. Sul futuro del Lakkos Project tutti concordano nell’attendere un intervento dell’amministrazione, che dovrà trovare degli incentivi per convincere i proprietari delle case a tornare a interessarsi delle proprie abitazioni. Sul bilancio del progetto le opinioni sono invece discordanti. Mathew Halpin ama la sua creatura, ma riconosce che – a parte la presenza dei murales - il quartiere negli ultimi anni è cambiato ben poco. «In Grecia si muove tutto lentamente, tutto va piano piano», spiega un po’ sconsolato. «Il quartiere era in gran parte disabitato, e continua a esserlo. Purtroppo è difficile coinvolgere i cretesi, pochissimi abitanti hanno preso in mano la situazione». Uno di questi è Vangelis Vandoulakis, il titolare del bar “O Lakkos” che anima la piazzetta al centro del quartiere da cinque anni, prima dell’avvio del Lakkos Project. All’ora di pranzo corre indaffarato tra un tavolo e l’altro, smistando piatti con la feta e foglie di vite ripiene. «Tutti ritenevano la mia avventura imprenditoriale una follia», racconta sorridendo. «Ma per capire quanto l’atmosfera di Lakkos sia cambiata in questi anni basta un esempio». Vangelis esce nella piazzetta e punta il dito verso una parete affrescata con il ritratto di una ragazza dalla cui bocca esce un grammofono. «In quell’angolo, quando ho aperto il caffè, era sempre pieno di siringhe». Ora i clienti sorseggiano caffè con ghiaccio all’ombra di un gelso. Intorno a loro trenta persone sedute ai tavolini giocano a back gammon, lavorano al computer, chiacchierano animatamente. Ci sono donne, anziani, studenti, mamme con bambini.

Per le vie di Lakkos

Per le vie di Lakkos

Tra i clienti fissi del bar O Lakkos ci sono anche gli artisti ospiti della residenza del Lakkos Project, che dista meno di duecento metri. Dal bar O Lakkos è passata Janet Braun-Reinitz, newyorkese di 80 anni che a settembre 2018 ha realizzato in una scuola della zona un dipinto sui rifugiati di Siria e Palestina. Sempre lo scorso anno è arrivata anche Marcia Clark, newyorkese ancora più attempata, 82 anni. Mathew si gode questo via vai continuo di persone e sa che ogni settimana – oltre ai pittori - il quartiere può svegliarsi con un nuovo ballerino che si esibisce in strada, un musicista in cerca di stimoli o uno scrittore bisognoso di ispirazione. «Alex cercava soprattutto del caldo», scherza Mathew riferendosi ad Alex Popov, scrittore bulgaro che durante lo scorso inverno ha lasciato il freddo di casa per continuare a Creta il suo libro di novelle.

Davanti al bar O lakkos, di Vangelis Vandoulakis

Davanti al bar O lakkos, di Vangelis Vandoulakis

L’ultima arrivata a Lakkos è Silsil Ism, pittrice giapponese di Osaka, 39 anni, un inglese che zoppica e la passione per il mondo mediterraneo. Il suo murales di diversi metri è nato su una parete pregiata del quartiere, proprio due case a sinistra della residenza del Lakkos Project. Silsil dipinge ogni mattina all’alba, dalle sei alle otto, e al tramonto dalle sei finché resta luce. «Altrimenti fa troppo caldo», se la ride. La donna che raffigura è una personificazione di Creta, i colori che ha scelto sono quelli che più ama: il rosa, l’azzurro, il giallo.  Alle 20 il sole tinge tutto di dorato, mentre Silsil dipinge alcuni passanti tirano dritto, dopo uno sguardo distratto. Altri sono curiosi, timidi, la osservano con il pennello in mano. Una signora anziana che abita nel palazzo accanto la scruta dal suo balcone per due ore, appoggiandosi alla ringhiera. Un signore ancora più anziano si ferma alle sue spalle.  Posa le borse della spesa. Alza il pollice in segno di approvazione, i suoi occhi brillano. Scatta una foto con il cellulare. Poi riparte per la sua strada, con il sorriso.

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(Meridiani, luglio 2019)