Viaggio nella città di "Cronaca di una morte annunciata"

A Mompox tutti gli uomini cercano di attaccare bottone con gli italiani. «Trent’anni fa, qui è c’è stata la donna più bella del mondo», raccontano con gli occhi ancora sognanti.  Basta trovare una vecchia locandina in un bar per capire il perché. Siamo in Colombia, dove «l’unico rischio è di volerci restare». All’ente nazionale del turismo non manca l’ironia nel promuovere un paese ricco di meraviglie storiche e naturali, ma noto al mondo per il passato violento.

Mompox. venditore di Ananas

Mompox. venditore di Ananas

Mompox

Mompox

Raggiungere Mompox è un viaggio difficile, faticoso e indimenticabile.  Mompox è nel nord della Colombia, a 100 chilometri dal Venezuela. Le città più vicine sono Cartagena, Barranquilla (famosa per la sua bruttezza finché non è nata lì Shakira) e la pericolosa Cucuta.  Io l’ho raggiunta partendo all’alba da Medellin, circa 700 chilometri più a sud, con un infinito viaggio in bus lungo la Panamericana.  I posti di blocco sono frequenti, e agli autobus capita più volte al giorno di essere fermati per controlli di bagagli e documenti da parte di militari armati di mitra. Il bus mi lasciò nel tardo pomeriggio su un bivio lungo l’autostrada, indicandomi un furgoncino sovraffollato che stava aspettando proprio me.  Siamo partiti a rotta di collo, attraverso un paesaggio brullo ma molto bello, praticamente disabitato. L’unica fermata è arrivata dopo un’ora a Maganguè, sul fiume Magdalena.

Maganguè

Maganguè

Mi hanno detto di fare veloce perché l’ultima barca sarebbe partita poco dopo. Sono montato sopra una chalupa che ormai il sole stava tramontava, e per più di mezz’ora ho navigato questo fiume gigantesco, di cui in Europa nemmeno conosciamo l’esistenza. Abbiamo attraccato a un molo di cemento in mezzo al nulla. Era buio. Un gruppo di ragazzetti più piccoli di me hanno cominciato a venirmi in contro. «Ola amigo, ola amigo», hanno cominciato a urlare cercando di trainarmi alla loro moto. Io in effetti non sapevo quale scegliere: da lì ci sarebbero stati 50 chilometri nel buio più totale, in sella con uno sconosciuto.

Mompox

Mompox

Un tassista si è avvicinato e mi ha detto. «Vieni con me, in moto è davvero pericoloso. L’asfalto è un disastro, la strada è piena di pietre e solo chi guida ha il casco. Se ti va bene che non cadi, rischi di spaccarti la testa con un sasso che salta. Io tanto devo tornare a Mompox perché abito là. Mi bastano cinque dollari». Mi ha convinto. Dopo un’ora di strada devastata, Mompox. Afosa, fatiscente, meravigliosa. Unica città costruita tra due fiume immensi su cui nessuno ha costruito i ponti, il Rio Cauca e il Rio Magdalena. Ecco perché è così difficile da raggiungere. A Mompox il tempo è fermo a fine ‘800, quando i commerci fluviali deviarono la resero completamente isolata, troppo scomoda anche per la guerriglia e i narcotrafficanti.

Mompox

Mompox

Patrimonio dell’Unesco dal 1995, a Mompox non c’è assolutamente nulla da fare e il bello è proprio questo. Si può chiacchierare con i mercanti che abitano in barche colme di ananas, guardare i cani randagi che si azzuffano oppure giocare a carte lungo il fiume davanti a un succo tropicale. Ma appena capiscono che stanno parlando con un italiano, gli uomini vanno a finire tutti lì,  «alla donna più bella del mondo». Basta fare un giro nei bar e nei piccoli negozietti per capire. In una ho trovato un locandina, ingiallita.

Era il 1986 e il regista Francesco Rosi girò a Mompox ‘Cronaca di una morte annunciata’, dal romanzo di Gabriel Garcia Marquez. Nel ruolo di Angela Vicario, la protagonista del romanzo, una giovane e meravigliosa Ornella Muti.

(L'Huffington Post, 27 novembre 2015)