I punti di confine con la Moldova sono diversi. E non tira mai una buona aria, tra carri armati in mezzo alla strada e militari in tuta mimetica. Con pochi euro si ottiene il permesso di entrare: a mettere un timbro su un foglietto è una guardia con colbacco che non parla nemmeno una parola di inglese. Ma una cosa riesce a farmela capire: questo "visto" dura 10 ore, quindi non posso fermarmi a dormire. E occhio, perché alle 18 chiude la frontiera. Benvenuti in Transnistria: l'autoproclamata Repubblica di Transnistria.
La Transnistria è un sottilissimo lembo di terra a est del fiume Dnestr, tra Moldova e Ucraina. Uno stato indipendente de facto (non riconosciuto dai Paesi membri dell'Onu) che gli abitanti chiamano "Repubblica Moldava di Pridnestrovie". Un paese "vero": con un proprio confine, un esercito, la polizia ed un servizio di intelligence che si chiama ancora Kgb. La lingua ufficiale è il russo, il romeno è di fatto bandito. Bandito come la moneta della Moldova, il leu: qui si paga con il rublo della Transnistria. Al massimo con il rublo di Mosca.
La capitale della Transnistria è Tiraspol, una città di quasi duecentomila persone a dieci chilometri dal confine con l'Ucraina. Una guida turistica politicamente corretta la definirebbe "sonnacchiosa, il cui fascino si svela poco a poco". C'è poco da svelare: i negozi sono pochissimi e vendono cianfrusaglie e se vuoi mangiare, anche se ti piacciono le bettole, non sai dove andare. Dopo aver camminato a lungo all'ora di pranzo ho trovato una fast food con cibi russi: erano freddi e facevano schifo.
Anche il mercato è piuttosto "sonnacchioso", con pile di uova, alcolizzati e venditori di formaggio. Le guardie mi hanno inseguito minacciandomi di rompere la macchina fotografica se non cancellavo le foto.
Una gita in Transnistria è fattibile, anche se non è propriamente sicuro e il Ministero degli esteri italiano sconsiglia esplicitamente di farlo. Anche perché - essendo la Transnistria un Paese fantasma, non riconosciuto dall'Italia, non sarà possibile un intervento in caso di necessità. Il problema principale non sono tanto la criminalità organizzata, i trafficanti, e il mercato nero (non per i turisti, almeno) quanto la corruzione delle forze dell'ordine, che inventano trasgressioni pretestuose per spillare soldi ai pochissimi stranieri che incontrano per le strade. Sono stato in Trasnistria per poche ore, ed è successo: in una strada senza traffico, (nella foto qui sotto) ho attraversato fuori dalle strisce. Due poliziotti molto zelanti (e molto aggressivi) mi hanno inseguito e hanno iniziato a intimarmi di seguirli. In russo mi hanno fatto capire che avrei dovuto pagare una multa. Non li ho seguiti, inteso: la discussione è andata avanti un po', ho alzato la voce anche io, e mi hanno lasciato andare.
D'altronde, per un poliziotto locale un turista è un bel pollo da spennare. E non è che ti capiti davanti tutti i giorni, visto che la Trasnistria è tra i Paesi meno visitati al mondo. Basti che pensare che secondo i dati del Wto, l'Organizzazione mondiale del turismo, dal 2010 a oggi gli stranieri che hanno passato almeno una notte in Moldova oscillano intorno a quota 10 mila all'anno: è di gran lunga il paese meno visitato d'Europa, e si contende le ultime posizioni nel mondo con isole sperdute nel Pacifico. Figurarsi la Trasnistria, che è molto più piccola della Liguria ed è a costante rischio di invasione da parte della Russia (un'invasione che per il Governo autoproclamato sarebbe la benvenuta, visto che sogna l'annessione a Mosca, specialmente dopo il fattaccio della Crimea).
E oltretutto non ci sono attrazioni turistiche, neanche per sbaglio. A parte la fabbrica di brandy (che però era chiusa). La libreria nella via principale, che vende gli stemmi della Pridnestrovie, conla scritta in cirillico e la falce e il martello tra i fasci di grano. E poi vabbè, le statue di Lenin. Molto sobrie. Che per chi è nato quando l'Urss era già moribonda, valgono da sole il viaggio.
(HuffPost, 9 marzo 2016)