da una storia di Adriano Valerio Marzi
Tra la polvere e gli asini del villaggio di Ropi, in Etiopia centrale, ci sono un’aula computer e un cineforum. Non arrivano l’acqua corrente e l’asfalto, ma è nato un asilo e la terra rossa è tappezzata da forni solari. L’architetto Lorenzo Fontana, 35 anni, genovese di Castelletto, vive qui da nove anni. A Ropi ha imparato a chiedere alla polvere e ad ascoltare le pulci, a vivere con un ritmo diverso da quello lasciato a Genova. Qui ha portato la sua “buona novella”, lavorando come architetto e cooperante al fianco degli abitanti.
Era andato in Etiopia a raccogliere materiale per la sua tesi di laurea. A Genova abitava nei vicoli, ma ha deciso di costruire a Ropi la sua casa. Architettura sostenibile, cooperative di lavoratori, programmi culturali: per i suoi progetti si appoggia a università e a Ong internazionali, ma soprattutto alla popolazione locale. «E’ importante l’impronta alla cooperazione – spiega Lorenzo Fontana - si lavora sempre “insieme” ai beneficiari, non “per” loro».
Ropi è in una regione martoriata dall’erosione del suolo: gli abitanti tagliano i pochi alberi per fare capanne, carretti e legna da ardere. Senza copertura vegetale la terra si spacca e con le piogge le vene aperte del suolo si spalancano. Ispirato dalle idee degli architetti Hassan Fathy e Fabrizio Caròla, Lorenzo ha diffuso una nuova tecnica costruttiva che prevede l’uso di mattoni in terra cruda al posto del telaio di legno.
Nel 2013 ha cominciato a collaborare con il Centro aiuti per l’infanzia, una Ong italiana. «Abbiamo creato un asilo con 65 bambini – continua – è pensato come un villaggio in miniatura, con una piazza centrale e gli orti. Ogni bambino ha una porzione di terra che deve seminare e curare, e da cui raccoglierà i frutti». Insieme agli studenti universitari che d’estate fanno gli workshop a Ropi, Lorenzo costruisce nuovi pezzi del villaggio. E' così che sono nati degli uffici e un’aula computer. Sono così partiti corsi di inglese e di informatica per i maestri della scuola pubblica; i contadini hanno imparato a praticare le colture integrate, per ottimizzare il raccolto e ridurre i pesticidi chimici. «Abbiamo anche una biblioteca e un cineforum. Ogni settimana si proiettano film e documentari che mostrano oceani e pesci colorati, megalopoli scintillanti, civiltà dell’altra parte del pianeta».
Il suo progetto è rendere questi servizi cooperative sociali, da mantenere con i guadagni di cooperative di lavoratori. Nel villaggio stanno nascendo gruppi di elettricisti, fabbri, falegnami, tessitori, panettieri: formano lavoratori qualificati e producono beni che altrimenti dovrebbero essere importati.
Lorenzo Fontana ha raccolto le sue esperienze in “Lezioni africane”, un libro che sta facendo il giro delle facoltà in Africa e Europa. I suoi workshop accolgono architetti e studenti di tutto il mondo, da Genova, a Cipro, agli Stati Uniti. Con due amici italiani progetta di costruire una fattoria, per produrre spezie e tisane da esportazione. Genova è lontana ma è a Ropi che vede il suo futuro. Tra mattoni di terra cruda e una polvere infuocata dal sole, gli orti, l’aula computer e una piccola biblioteca in mezzo alla savana.
(anche su Repubblica.it, di Marzi-Salvo),
da una storia di Adriano Valerio Marzi per Nigrizia