Si vestono tutti colorati. Coltivano il riso, cuciono gonnelloni e pascolano i bufali. Vivono in paesi dove in un mese può piovere quello che a Roma piove in un anno. I cinesi li chiamano “Miao”, per il resto del mondo sono gli “Hmong”: un gruppo etnico asiatico che vive nelle regioni montane della Cina del sud e del sudest asiatico, sparpagliati tra Laos, Thailandia, Myanmar, Vietnam.
In quest’ultimo paese gli hmong si possono incontrare facilmente a Sapa, cittadina di montagna a 1600 metri d’altezza, a 300 chilometri dalla capitale Hanoi e a 35 dalla frontiera con la Cina. Nata nel 1922 come stazione di villeggiatura francese, da anni Sapa vive un boom turistico che l’ha purtroppo resa vittima di una cementificazione selvaggia, con alberghi spuntati un po’ ovunque per consentire ai turisti di godere le splendide vedute sulla valle.
Il paesaggio che la circonda è comunque strepitoso, con una vegetazione lussureggiante e valli terrazzate dove si coltiva il riso. In minuscoli villaggi sparpagliati qua e là sui monti vivono gli hmong. La maggior parte di loro dedica tutta la vita alla coltivazione e al commercio di abiti e tessuti. Ma negli ultimi anni si rivolgono anche ai turisti interessati a conoscere le loro tradizioni. A Sapa esistono numerose agenzie turistiche con cui organizzare trekking anche di più giorni, con tanto di pernottamento nelle loro comunità. Tra i villaggi più vicini a Sapa, visitabili in giornata, ci sono Cat Cat, Ta Phin, Sa Seng e Hang Da. Il prezzo per l’escursione è da contrattare: la cifra finale sarà ovviamente più contenuta se si parla direttamente gli hmong saltando l’intermediazione di un’agenzia.
A Sapa è facile riconoscere gli hmong nel mercato cittadino per il loro abbigliamento tipico, caratterizzato da splendidi abiti con motivi geometrici e colori accesi. Ma spesso non c’è nemmeno bisogno di cercarli: sono gli hmong stessi ad abbordare i turisti per convincerli a visitare il villaggio da cui provengono. Cosa bisogna aspettarsi quindi, da una scampagnata con gli hmong? Ore e ore di salita, innanzitutto. Tanto fango, molta umidità e ancora più insetti. Contadini chini nei campi di riso, bambini che cavalcano i bufali. Lo stupore nel vedere che in questa giungla montana nascono ovunque le piante di cannabis. L’arrivo in casa degli hmong, zuppi fradici di zuppa e sudore. Una ciotola di riso con verdure, un pavimento in terra battuta e un pentolone che bolle al centro di una stanza. E soprattutto, il piacere di farsi raccontare la vita degli hmong: a patto di conoscere il loro dialetto, perché ovviamente non parlano una parola di inglese.